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ARS ELECTRONICA – 30 ANNI DI VIAGGIO NEL SUONO


Primo anno ad ars electronica: un grande anno. Gli eventi previsti per festeggiare il trentesimoanniversario del festival sono tanti, arrivo in città la mattina presto ed entro alla Brucknerhaus con i lavori ancora in corso, attorno a me, nella parte dedicata alla storia del festival, i tecnici e gli artisti stanno finendo di montare alcune delle installazioni più famose degli anni passati.Girovagando per la hall la mia attenzione cade subito sul sintatizzatore Max brand, il cui primo progetto di Bob Moog risale al 1957. Avrò poi modo di sentirlo durante la notte dei grandi concerti nella performance di Manon Liu Winter e Gregor Ladenhauf.Gli eventi in programma dedicati al suono e alla musica sono veramente tanti: all’interno del Lentos museum è stata allestita la mostra “see this sound”, che rimarrà aperta fino al prossimo 10 Gennaio. L’esibizione, divisa in otto sezioni, mostra i più importanti studi sul suono a partire dagli anni ‘20, con le prime sperimentazioni sonore legate al video. Fra i filmati più interessanti di questa sezione c’è sicuramente il documentario di Norman MacLaren “pen point Percussion” (1951), un film che mostra la tecnica di disegno a mano del suono su pellicola. Forse unica pecca della mostra è che le installazioni non sono poi così tante e i documentari sono veramente troppi per riuscire a guardarli tutti in una sola giornata. Non mancano però le opere da ricordare come la Dream House, un progetto di Young la Monte (1990 -2009) iniziato a sviluppare già dal 1962: si tratta di una stanza immersiva dove attraverso l’uso di luce e suono si cerca di portare la mente in uno stato di drone, la percezione dei colori all’interno della stanza viene alterata attraverso 3 tipi di fari e da un filtro rosso applicato alle finestre della camera. La componente sonora (stereofonica) in perfetto stile minimalista è composta da lunghi intervalli continui che lavorano principalmente sulle medie frequenze. Giocando anche sull’effetto bineurale e sul fenomeno dei battimenti l’esperienza sonora cambia anche solo spostandosi all’interno della stanza.L’effetto ricercato credo funzioni infatti dopo qualche minuto all’interno della stanza si ha la sensazione che la mente cominci ad abbandonarsi in una sorta di trance e a liberarsi da ogni pensiero; la cosa curiosa e una volta usciti per alcuni minuti l’alterazione dei colori permane (il bianco viene visto come verde).Altra installazione da citare è quella di TeZ (l’italiano Maurizio Martinucci) che ha creato la capsula optofonica (2007): una sfera dentro la quale inserire la testa, dotata di monitor e 5 autoparlanti a contatto Il tentativo è quello di creare un mezzo in grado di rendere la fruizione delle opere audio-visive ancora più avvolgente: dall’interno è possibile selezionare un video dalla durata di 1 o 2 minuti e far partire il proprio viaggio. Gli autoparlanti a contatto, mettendo in vibrazione delle speciali membrane, che costituiscono il guscio della capsula, rendono l’esperienza d’avvero unica, in quanto la pressione sonora va a saturare in modo omogeneo l’area attorno alla testa del video-ascoltatore senza però perdere, grazie alla posizione dei pannelli, la componente direzionale; particolare cura è stata dedicata per la percezione delle basse frequenze che sono trasmesse a tutto il corpo attraverso uno speciale pavimento vibrante.Sempre di Tez interessante anche la performance “Intersidera”, durante la quale i segnali radio provenienti dallo spazio presi in tempo reale venivano elaborati per creare un paesaggio sonoro ipnotico, portanto l’ascoltatore in un’immaginario viaggio attraverso la radiazione cosmica.Ogni serata è stata ricca di musica, con eventi ufficialmente legati al festival e non: a suonare nei locali si potevano trovare gli artisti più svariati come Felix Kubin che ci ha offerto uno spettacolo quasi surreale, con tanto di balletti e fulmini rosa di plastica?!La domenica, dopo i giorni precedenti passati ad ascoltare musica nei locali, è la notte dei grandi concerti: “Pursuit of the Unheared” ovvero 5 ore dedicate alla musica in 3 differenti location. La serata parte al lentos museum con Nabaz’mob di Antonie Schmitt e Jean-Jaques Birgè, una composizione per 100 piccoli cognigli (i nabaztag) controllati via wlan, che si è meritata l’ Award of distinction nella categoria digital Music del Prix, sicuramente molto originale e suggestiva, anche a livello visivo. Più interessante a livello è invece il secondo concerto: “Active field”; scritto da Tristan Perich per dieci violini e dieci audio-chip a 1bit; L’artista ha combinato lo stile di un’eseguzione classica con la più bassa qualità dell’audio digitale creando in una composizione minimalista che gioca su lenti cambi di intervalli armonici e sul passaggio tra suono digitale e suono analogico, mettendone in risalto differenze e analogie.La serata è poi continuata alla Brucknerhaus e nel giardino esterno nel quale è stata presentata l’opera di Bill Fontana: Speeds of time, vincitrice del Golden Nica. L’artista ha creato un paesaggio sonoro surreale partendo dalle registrazioni delle campane del Big Ben fatte attraverso un network di microfoni posti sul tetto del parlamento a varie distanze dalla torre; il suono viaggiando a circa 300 m/s raggiunge i vari microfoni con tempi diversi, creando così una sequenza naturale di delay e una mappa multi dimensionale dell’ soundscape attorno all’orologio.All’interno la parte più importante è stato il concerto per il sintetizzatore Max Brand, omaggio alla storia musicale del festival, sul quale Manon Liu Winter e Gregor Ladenhauf hanno suonato una composizione di Elisabeth Schimana. Il brano, scritto per mostrare al massimo la potenza della macchina, è diviso in due parti principali: nella prima la performance di manon liu winter è impressionante: per quasi venti minuti esegue infatti sulle 2 file di tasti una serie ininterrota di arpeggi ad altissima velocità modificendo l’inviluppo dei filtri attraveso il sistema di 4 pedali e portando così il suono della macchina alla sua massima espressione di potenza, andando a saturare lo spettro delle frequenze fino ad arrivare molto vicini al rumore bianco, o in questo caso “rumore nero” visto la potenza delle sub-basse. Dice la Schimana, che durante la performance stava al banco del mixer a spazializzare il suono in quadrifonia: “il suono è così potente e avvolgente grazie ai 2 oscillatori gestiti da una matrice a 3 blocchi ogniuno con 4×20 moduli sub-armonici che comprendono i primi moduli cotruiti da moog (VCA, VCT, VCO)”L’ultima serata del festival, quando ormai il grosso del pubblico era già tornato a casa esausto dal weekend trascorso a Linz, è stata interamente dedicata a Ryoji Ikeda che in Datamatics 2.0 ci ha proposto un viaggio alla soglia della percezione e forse anche ai confini della conoscienza umana, elaborandoad incredibile velocità un’ interminabile sequenza di dati, per produrre suono e video. La forza incredibile di questo progetto sta nella perfetta unione tra i due sensi, grazie al fatto che suono e video provengono dagli stessi dati. Lo spettacolo è iniziato con il freddo Ikeda (con non si è fermato sul palco un secondo in più del necessario) ai controlli, mentre dietro di lui veniva mostrata in vari modi il modificarsi dell’onda sonora. La parte più interessante però è stata la seconda; uno spettacolo audio-video (senza più Ikeda sul palco): il software lanciato ha cominciato ad elaborare in realtime (così dicono) prima i dati relativi alle stelle conosciute e alla loro posizione sul piano astrale, poi quelli relativi al genoma umano formando lentamente una complessa mappa che poi si è distrutta nel giro di qualche secondo. Più volte durante lo show mi sono chiesto fino a che punto si sarebbe spinto l’artista, che sembra essersi posto ad un livello al di sopra degli altri, raggiungendo una neutralità e una purezza nella forma quasi divina.In conclusione credo che per me questo non sarà l’ultimo hanno ad ars electronica, non ci si può infatti perdere un festival che si è rivelato veramente completo e ricco sia culturalmente che per il divertimento. Gli eventi musicali rispecchiano lo spirito del festival che riesce a mettere assieme eventi puramente nerd con spettacoli d’intrattenimento e simposi di riflessione sull’evolversi della tecnologia digitale e il suo uso.Mattia Trabucchi- See more at: http://www.mattafunk.com/wordpress/ars_electronica2009.html#sthash.HjjVdIzI.dpuf

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